A tale of two squirrels

The city where I grew up is home to one of the few known populations of the introduced Eastern Gray Squirrel (Sciurus carolinensis) in continental Europe. This species is listed by the IUCN among the world’s 100 worst invaders, and it’s been shown to inevitably replace the indigenous Eurasian Red Squirrel (Sciurus vulgaris) by food competition and by carrying a disease which has lethal effects on the latter species. In Britain, grey squirrels have also been demonstrated to negatively affect woodland bird diversity and damage several tree species, compromising timber quality. The European Union advocates actions to control the spread and impact of the grey squirrel from its initial introduction locations in Great Britain and Italy.

That’s just the story of any invasive isn’t it? However, these appear to be cute, and as they are more active than red squirrels, and better suited to survive in urban areas and be observed there, city dwellers are far more likely to come across grey squirrels than any other “wildlife” in their entire life. Therefore, any attempt at control or eradication will inevitably draw attention and opposition by animal rights group, for whom competitive replacement of an indigenous species or woodland bird extinction are a much more remote thought than the slaughter of little critters from the reserve round the corner.

An initial attempt at eradication in northern Italy was made in the late 1990s, when it still had some chance of succeeding. It was opposed by animal rights groups who took managers to court, creating a dangerous precedent and slowing the program to the point that when all charges were dropped in 2000, it was already too late to contemplate a successful eradication. Genovesi and Bertolino (2001) give a very clear account of the entire story here (and also here).

Recently, local authorities, with the support of the University of Genova and several NGOs, have finally decided to go ahead with a plan for eradication of the local population: it has so far been confined to an urban park, but for other areas simulations have already shown that its spread across Northern Italy and possibly to the rest of Europe can be extremely fast, with damage to natural and economic assets in France, Switzerland and beyond. In the last couple of weeks, I have witnessed a flurry of comments from friends and relatives about the “slaughter of Chip’n’Dale”, and thought that if a blog post could convince even a single person about the evidence supporting the eradication of the grey squirrel, that would justify the effort. The rest of the post will be in Italian as I don’t really need to convince anyone in Australia that invasives are bad for you – actually, the Eastern Grey Squirrel was successfully eradicated from Adelaide in 1922. However, the following three links provide some background and links to scientific publications in a few different languages. Otherwise, let me Google that for you (thanks John!).

I will be happy to add to the Q&A section, or provide additional links.

Domande & Risposte

Cos’hanno fatto di male gli scoiattoli di Nervi?

Lo scoiattolo grigio e’ una specie americana, non presente naturalmente in Europa. In Europa e’ stato introdotto in Italia e in Inghilterra nel XX secolo: in Italia le introduzioni sono avvenute in Piemonte nel 1948 e 1994 e a Nervi (GE) nel 1966. In Inghilterra lo scoiattolo grigio si e’ diffuso nella maggior parte del paese e i tentativi di eradicarlo (eliminare le sue popolazioni) sono falliti. Da allora, sono stati osservati e documentati al di la’ di ogni possibile dubbio questi effetti:

  1. Lo scoiattolo grigio compete con quello rosso (la specie originaria dell’Europa) e poco a poco lo rimpiazza. Questo avviene perche’ si appropria delle risorse disponibili, e’ piu’ aggressivo, ha meno predatori e anche perche’ lo scoiattolo grigio e’ portatore di un virus che uccide lo scoiattolo rosso.
  2. Nelle zone dove lo scoiattolo grigio non viene tenuto sotto controllo, caccia e uccide uova e nidiacei di molte specie di uccelli boschivi, causandone una drastica diminuzione. Quello rosso non causa questi problemi.
  3. Lo scoiattolo grigio scorteccia e danneggia molte specie di alberi (faggi, querce, abeti), danneggiando sia le specie che vivono nelle foreste sia la qualita’ e il valore del legname a scopo commerciale.

In conclusione, lo scoiattolo grigio e’ chiaramente dannoso sia per molte altre specie animali, sia per interi ecosistemi, e puo’ causare anche danni puramente economici. E’ stato dimostrato che in Inghiltera i soli danni causati dallo scoiattolo grigio all’industria del legname ammontano a circa 10 milioni di sterline, senza neanche calcolare i danni alle altre specie e al valore estetico e culturale dei boschi danneggiati.

Il problema fondamentale e’ che lo scoiattolo grigio e’ un animale con una “personalita’”, per cui diventa difficile vederlo come una minaccia. Eppure questo rappresenta: una malattia. Provate per un momento a vederlo come un batterio, un microbo: anche queste sono specie viventi, e proprio come lo scoiattolo grigio, hanno la capacita’ di diffondersi, passare da un “malato” a un altro (boschi) e causare danni fino ad uccidere il malato. Ma qualcuno sarebbe disposto a difendere il parassita che causa la malaria, perfino nelle sue zone d’origine? E pensate se qualcuno provasse di proposito a creare una zona malarica in Italia – non vorremmo forse liberarcene prima possibile? Alla fine, questo e’ quello che abbiamo fatto: creare un serbatoio di una malattia che puo’ creare danni certi. E’ logico cercare di riparare al danno fatto, soprattutto visto che chi ne risentirebbe non saremmo noi, almeno nel breve periodo, ma altre specie indifese.

A Nervi gli scoiattoli sono isolati e non fanno male a nessuno.

Come qualunque malattia (cio’ che di fatto sono, anche se hanno un musetto simpatico) il pericolo sta nell’avere un serbatoio di infezione. Esistono studi molto accurati che mostrano come, se questi animali dovessero sfuggire dai parchi di Nervi e diffondersi altrove, si espanderebbero presto a grande velocita’, fino ad occupare nel giro di pochi anni gran parte del Nord Italia, dove causerebbero tutti i danni descritti sopra. L’esperienza inglese con gli scoiattoli, e quella nel resto del mondo con decine e decine di altri casi simili, dimostra che e’ impossibile escludere che questi animali si possano diffondere al di fuori dei parchi di Nervi. A quel punto qualunque azione diventerebbe impossibile: al contrario, agire mentre sono ancora circoscritti nel parco ha notevoli probabilita’ di riuscire completamente (come se il parco rappresentasse una specie di “quarantena” da cui eliminare l’infezione poco a poco).

Non si possono usare altri sistemi?

Non sono coinvolto in alcun modo nel programma di eradicazione e quindi posso solo fare delle ipotesi, che non riflettono necessariamente le argomentazioni dei responsabili ma solo il mio punto di vista professionale.

  1. Bisogna come minimo assicurarsi che non possano riprodursi: semplicemente spostarli non risolverebbe nulla e anzi creerebbe ancora piu’ rischi.
  2. Sterilizzarli e rimetterli dove sono renderebbe molto difficile capire quali sono stati gia’ sterilizzati (non e’ pensabile che vengano catturati tutti in una volta sola) e finirebbe per creare confusione e aumentare i costi riducendo l’efficienza del programma.
  3. Reintrodurli nelle loro zone d’origine: ovviamente questa sarebbe una soluzione estremamente costosa, visto che questi animali vengono dal Nord America e anche solo il traferimento richiederebbe una serie infinita di controlli, permessi, procedure, per non parlare del biglietto aereo. Inoltre questi animali sono nati e cresciuti a Nervi, a contatto con il nostro ambiente, che e’ molto diverso da quello americano. Riportandoli laggiu’, non c’e’ modo di sapere se porteranno con se’ malattie o parassiti potenzialmente dannosi: in concreto, dubito che in America li rivogliano indietro.

Non e’ assurdo dire di voler fare “conservazione” e uccidere degli animali?

Per capire le ragioni dei conservazionisti, bisogna allargare la propria visione. Lo scoiattolo grigio vive e prospera nel suo ambiente originario: eliminare gli esemplari in Italia non causera’ alcun danno alla specie che non si estinguera’ certo per questo. Viceversa, se non vengono eliminati c’e’ il concreto rischio che lo scoiattolo rosso vada incontro all’estinzione totale, mentre se si riuscisse almeno a tenere sotto controllo i grigi, potrebbe sopravvivere almeno in parte. Quindi: eliminando i grigi, 2 specie – non eliminando i grigi, 1 specie. Il vantaggio per l’ambiente nel suo complesso e’ evidente, se solo ci si sforza di considerare il quadro generale. E tutto questo senza considerare le specie di uccelli che potrebbero andare perdute in seguito all’espansione del grigio in Europa.

In pratica, eliminare gli scoiattoli grigi rappresentebbe un “massacro” di pochi esemplari – non eliminarli rappresenterebbe un “massacro” di un’intera specie, piu’ notevoli quantita’ di altre. Il fatto che questo avverrebbe lontano dai nostri occhi, anziche’ nei giardinetti sotto casa, non lo rende meno drammatico e cruento.

Se lo scoiattolo grigio e’ piu’ resistente di quello rosso, non sarebbe piu’ giusto lasciare che la natura faccia il suo corso?

Il problema e’ che il corso della natura e’ stato alterato all’origine. In condizioni naturali, lo scoiattolo grigio non sarebbe mai giunto in Europa, o vi sarebbe arrivato (chissa’) nel corso di milioni di anni, dando la possibilita’ ad altre specie di adattarsi. Invece l’introduzione e’ stata effettuata dall’uomo e volontariamente, mettendo a rischio altre specie del tutto incolpevoli. Il valore della diversita’ e’ proprio questo, avere piu’ specie ciascuna nel contesto che le compete: uno scoiattolo in America e uno in Europa, ciascuno con la sua storia e il suo valore, il suo ruolo nell’ecosistema. Per consentire che la natura faccia il suo corso, e’ giusto riparare un danno che abbiamo fatto: il metodo scelto per la rimozione degli scoiattoli grigi e’ il piu’ efficace nel garantire che non vi siano effetti collaterali.

Perche’ questa ossessione con le specie “alloctone”? Non sono comunque animali?

Un ecosistema e’ tanto piu’ resistente e capace di adattarsi ai cambiamenti quanto piu’ e’ “diverso” al suo interno, nel senso che ha piu’ specie, alcune delle quali possono evolversi mentre altre spariranno. Nel “corso della natura”, i cambiamenti, le estinzioni e le evoluzioni di nuove specie sono processi che impiegano milioni di anni: quando l’uomo elimina aree naturali intatte, o introduce specie esotiche, il cambiamento e’ immediato. Molte specie non hanno la possibilita’ di reagire e spariscono rapidamente. Il risultato e’ una perdita netta: dove prima c’era una varieta’ di forme e colori, adesso ce n’e’ solo uno, o nessuno.

Nel mondo, la sparizione di specie animali e vegetali ha raggiunto un ritmo senza precedenti: tutti gli studi compiuti fino ad oggi indicano come prima causa la distruzione degli habitat causata dall’uomo. Al secondo posto si trovano proprio le specie “alloctone”: in tutto il mondo i danni che queste causano sono spaventosi e solitamente irreparabili. In questo senso, introdurre specie che non dovrebbero trovarsi in un certo ambiente e’ proprio come versare dei liquami inquinanti o abbattere delle foreste. Quando vogliamo disfarci delle tartarughine che sono cresciute troppo e le rilasciamo nel laghetto dietro casa, stiamo volontariamente condannando altre specie al declino e all’estinzione.

Nei paesi dove questo processo e’ chiaro, come l’Australia, non troverete nessuno disposto a difendere le specie alloctone: tutti sanno che permettere ad una volpe (animale che personalmente adoro) di sopravvivere significa condannare a morte migliaia di altri piccoli mammiferi, uccelli e altra fauna. I governi hanno ben chiari i danni che questi invasori possono arrecare, sia in termini di biodiversita’ che economici, esistono accurati programmi di controllo e se possibile di eradicazione, e le comunita’ sostengono e partecipano attivamente a tali programmi, perche’ sanno di aggiungere valore all’ambiente, e non toglierlo.

E allora?

Cosa puo’ insegnarci la storia dello scoiattolo grigio? Personalmente credo ci indichi come gli animali non sono a nostra disposizione per giocare, tenendoli in casa per poi rilasciarli dove ci pare quando ce ne stufiamo. Credo ci dica anche che abbiamo grosse responsabilita’ nei confronti dell’ambiente, perche’ possiamo creare danni mostruosi anche senza volere: fortunatamente abbiamo la capacita’ di imparare e correggere i nostri errori.  Infine, che la difesa dell’ambiente non puo’ essere egoistica (evitare sensi di colpa o voler a tutti i costi vedere gli scoiattoli nel parco di Nervi) ma deve necessariamente cercare di vedere il quadro generale delle cose, perche’ e’ quello in cui ci troviamo anche noi.

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